Compensazione








1Il Valsalva,
Anche se ritengo che è il meno indicato per l’apnea. non vuole dire che può essere saltato, perché è la via per poi comprendere tutti i sistemi successivi …. Con … si! Consapevolezza!
Partiamo dicendo che nel nostro corpo ci sono tre spazi aerei principali (notare che ho detto principali) i polmoni, la bocca (spazio Orofaringeo) e la cavità nasale. Questi sono messi in comunicazione tra di loro tramite delle “porte” la glottide tra polmoni e bocca e il palato molle tra bocca e naso. Vi assicuro che sono organi che se anche non sapete dove sono ubicati li avete tutti e li usate anche tutti i giorni, ma inconsciamente! Quello che dobbiamo fare è intanto capire dove sono e poi imparare a comandarli in modo … Consapevole!
Analizziamo il funzionamento di Valsalva: nel momento che voglio compensare farò salire il diaframma, muscolo posto alla base dei polmoni, questo movimento porterà una diminuzione del volume polmonare. L’aria contenuta nei polmoni sarà spinta verso l’alto e verso l’unica uscita e dovrà passare tramite la glottide che in posizione di riposo è normalmente aperta. Quest’aria arriverà alla bocca e qui dobbiamo scegliere come evitare che esca dalla stessa. Le scelte sono principalmente tre: con la chiusura delle labbra, utilizzando la lingua posizionandola dietro gli incisivi superiori e mi permetto di usare il termine blocco a T (coniato da Federico Mana) o effettuare la chiusura con la parte posteriore della lingua facendola toccare con la parte terminale del palato duro, blocco a K (coniato da Federico Mana). Questi due termini T e K derivano dal suono che si può emettere posizionando la lingua nei suddetti modi..


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Il blocco delle labbra sarà necessario impararlo solo per la pratica in futuro di altri sistemi di compensazione e per imparare la gestione della lingua, ma non è consigliabile per  l’esecuzione di Valsalva perchè effettuando questa chiusura le guancie vengono gonfiate dall’aria che proviene dai polmoni e il volume di aria e la pressione che di conseguenza poi dovrebbe arrivare all’orecchio interno potrebbe non essere sufficiente per compensare.
Una volta deciso quindi che chiusura della bocca utilizzare tra blocco a T e a K, che in questo caso è completamente indifferente, l’aria che avevamo spostato dai polmoni dovrà continuare il suo viaggio verso l’alto, passando tramite il palato molle per arrivare nello spazio del naso. Per evitare che l’aria fuoriesca dal naso, in questo caso non abbiamo molti modi, ma semplicemente utilizzeremo due dita per stringere il naso. Ora l’aria non avrà altra scelta che entrare nelle trombe di Eustachio e raggiungere l’orecchio medio andando a compensare la diminuzione del volume dell’aria precedentemente contenuta nell’orecchio medio a causa dell’aumento della pressione idrostatica durante la discesa.

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Ora analizziamo come possiamo essere sicuri che durante la pratica di questa tecnica questo famoso palato molle sia aperto. Se al momento del movimento del diaframma, le pareti esterne del naso tenteranno di gonfiarsi leggermente, vuole dire che il palato molle è aperto diversamente se non si crea nessuna pressione, il palato molle era chiuso e quindi l’aria non avrà oltrepassato la bocca e non sarà arrivata al naso e di conseguenza non potrà essere arrivata nell’orecchio medio.
In questo caso immaginate di soffiarvi il naso, prendete un fazzoletto di carta chiudete leggermente il naso e provate a soffiarvi il naso. Cosa sarà successo? Avrete contratto il diaframma o i muscoli intercostali, l’aria contenuta nei polmoni è stata spinta in alto, provate ad analizzare per quale motivo l’aria non è uscita dalla bocca e scoprirete che siete stati in grado di aprire in modo inconscio il palato molle! Se fate una certa attenzione durante la pratica di soffiarvi il naso percepirete anche una leggera pressione all’interno dell’orecchio. Questa è causata appunto dall’impedimento dell’aria di uscire libera dal naso in quanto stretto dal fazzoletto e automaticamente si sono aperte le tube e l’aria si è infilata all’interno dell’orecchio interno.
Ora se siete dei subacquei, ossia fate immersioni con le bombole probabilmente quello che avete appena imparato vi basta per compensare a qualsiasi profondità, visto che respirando aria a pressione ambiente il volume dei polmoni non varia durante tutta l’immersione. Quindi sarà possibile con facilità utilizzare questa procedura, inoltre la maggior parte delle volte vi troverete a compensare in una posizione a testa in su e quindi come sapete sarà più facile far traslare l’aria dai polmoni alla bocca fino alle orecchie visto la naturale tendenza dell’aria in acqua di salire.
Però noi siamo apneisti e la situazione è completamente differente! Durante la discesa i nostri volumi polmonari diminuiscono all’aumentare della pressione ambiente e già solo a 10 mt di profondità il volume dei nostri polmoni sarà la metà del volume di partenza. Questo comporta che man mano che scendiamo lo sforzo per spostare l’aria dai polmoni alla bocca e alle orecchie sarà sempre maggiore, fino al momento dove il nostro volume polmonare raggiungerà il nostro volume residuo e in quel momento non sarà più possibile effettuare questa procedura. Inoltre è raro vedere un apneista scendere a testa in su! Quasi tutte le nostre discese vengono effettuate a testa in giù quindi lo sforzo per mandare l’aria nella direzione opposta alla sua naturale tendenza sarà maggiore.
C’è anche da analizzare lo sforzo e il consumo energetico per effettuare questa tecnica di compensazione! Se ho una bombola sulle spalle di aria e di energia ne ho in abbondanza ma se sto trattenendo il respiro devo cercare di consumare il meno possibile ma per fare arrivare solo pochi cc. di aria all’interno dell’orecchio, con questa tecnica, devo muovere una grossa quantità di aria che andrà a perdere energia durante il tragitto dai polmoni all’orecchio interno dato che tutte le pareti di questo sistema sono morbide e quindi assorbiranno energia strada facendo, questo determina uno rapporto tra sforzo e risultato insoddisfacente.
Da qui la necessità di passare ad un sistema di compensazione successivo chiamato Frenzel di cui parleremo nella prossima puntata.

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2)La manovra di Marcante-Odaglia o per gli internazionali Frenzel.
Questa manovra è probabilmente la più usata da tutti gli apneisti del mondo. Questa volta il diaframma non viene mai utilizzato come nella manovra di Valsalva per creare la sovrapressione necessaria a compensare l’orecchio medio. Diversamente servirà per rifornire di nuova aria la cavità rinofaringea (bocca-naso) durante la discesa.
Mi spiego meglio.
Facciamo la nostra capovolta e iniziamo la discesa. Prima cosa abbiamo la glottide chiusa! Quindi i polmoni e la bocca sono isolati. Inizialmente la lingua dovrebbe essere posta dietro gli incisivi superiori (Blocco a T), alla prima sensazione di pressione sul timpano schiacciate leggermente la lingua verso il palato duro. In questo modo lo spazio orofaringeo diminuisce di volume e l’aria all’intero cercherà una fuori uscita. Se la glottide abbiamo detto che è chiusa, l’aria non può uscire dalla bocca perché stiamo effettuando il blocco a T e il palato molle è aperto l’aria entrerà nella cavità nasale; non potrà uscire dal naso perché lo avremo chiuso preventivamente con le dita, quindi si infilerà all’interno del condotto uditivo andando a compensare l’orecchio medio. Ci sono dei punti sui quali ritorneremo tra poco. Abbiamo appena effettuato la prima compensazione. Ora forse è già arrivato il momento di compensare leggermente la maschera quindi ripeteremo la stessa procedura, questa volta senza tappare il naso, facendo arrivare un pò di aria all’interno della maschera. Forse abbiamo ancora abbastanza aria per effettuare un paio di compensazioni nello stesso modo, fino a quando la lingua non sarà completamente a contatto con il palato duro, ora abbiamo la possibilità di effettuare qualche altra compensazione effettuando il blocco a K dopo di ché l’aria nella bocca per effetto della diminuzione di volume data dall’aumento della pressione ambiente sarà terminata.
E ora?
Apriremo la glottide e utilizzando il diaframma porteremo nuova aria all’interno della bocca e potremo ri iniziare la procedura precedente. Peccato che questa catena ha una fine. Nel momento che l’aria all’interno dei polmoni sarà diminuita troppo di volume, il diaframma non sarà più in grado di spingere aria in bocca quindi avremo terminato la nostra discesa e dovremo tornare in superficie e respirare.
Prima problematica da affrontare! Il palato molle! E’ aperto? E’ Chiuso? Perché spingo con questa lingua ma non riesco a compensare? Proprio perché probabilmente il palato molle è chiuso e l’aria non arriva nella cavità nasale e tanto meno può arrivare nell’orecchio medio. Percepire se il palato molle è aperto o chiuso non è facile all’inizio, ma tutti sappiamo soffiarci il naso e se chiudiamo il naso sappiamo far gonfiare le pareti del naso… il trucco è quello! Non dovete concentrarvi nel far entrare aria nell’orecchio, ma nel percepire la pressione all’interno del naso e l’aria automaticamente arriverà come d’incanto nell’orecchio medio.
Molta attenzione deve essere data alla compensazione della maschera. Se la maschera non sarà stata compensata in continuazione, nel momento che inizierà ad andare in ventosa farà incollare il palato molle e qualsiasi tentativo di aprirlo di nuovo sarà quasi impossibile.
Altro particolare di non poca cura è quando effettuare l’ultimo spostamento di aria dai polmoni alla bocca. Se, ipotizziamo, che l’ultima quota in cui riesco a muovere aria dai polmoni alla bocca è 25 mt. e io arrivo a 27 con la bocca vuota avrò terminato la mia discesa, se diversamente anticiperò di soli due metri questa manovra, avrò la possibilità di ricaricare la bocca con l’aria dei polmoni e mi potrò spingere ancora più in profondità effettuando l’ultima serie di Frenzel. Man mano che si scende ad ogni carico di aria nella bocca aumenteranno i metri che riusciremo a gestire visto che l’aumento di pressione in percentuale è inferiore.
IPOTESI:
Partenza dalla superficie – primo ricarico a 5 mt – secondo ricarico a 12 mt – terzo ricarico a 23 mt.
L’ipotesi di 25 mt come limite massimo per spostare l’aria non è reale, nel senso non è che a 25 è facile e a 26 è impossibile, ma diventerà sempre più difficile e stressante, quindi è importante fare delle prove e verificare fino a che profondità siete in grado di effettuare questa manovra senza dovervi strizzare troppo. Inoltre se tenteremo di effettuare questa manovra al di sotto della nostra quota di azione, sarà difficile, una volta che ci siamo strizzati per portare un pochino di aria in bocca, rilassare nuovamente il diaframma stesso che rimarrà contratto e non potrà cedere ulteriormente verso l’alto all’interno dei polmoni per compensare la diminuzione polmonare. In quel momento percepirete una forte pressione sui polmoni ed è decisamente meglio interrompere la discesa per evitare danni ai polmoni stessi. E vero che esiste il bloodshift, ma da solo non è sufficiente a compensare la diminuzione del volume dell’aria all’interno dei polmoni durante la discesa. E’ indispensabile che il diaframma sia perfettamente rilassato e allenato ad allungarsi notevolmente, solo in questo modo si potrà raggiungere grosse profondità senza sentire nessun disagio a livello polmonare.
Se ora immaginate di andare in mare il prossimo week end e provare… state sbagliando! Prima dobbiamo essere in grado a secco di effettuare tutta una serie di esercizi ed essere in grado di effettuare la manovra a secco, solo dopo potrete provare in mare in immersione. Questo perché se non siete in grado di effettuarla a secco, magari seduti su una poltrona a casa, tra l’altro respirando… non credo che sarà più facile farlo in mare, trattenendo il respiro e a testa in giù!
ricarico
Profondità
Pressione
Differenza in %
Superficie 0 mt.
1 bar
5 mt
1.5 bar
50 %
12.5 mt
2.25 bar
50 %
23.7 mt
3.375 bar
50 %
40 mt
5.062 bar
50 %
Ok… ora siamo seduti sul nostro divano. Una mano sulla pancia per controllare che eseguendo gli esercizi non bariamo involontariamente utilizzando il diaframma. Chiudiamo il naso pinzandolo con l’indice e il pollice, apriamo la bocca abbassando la mandibola iniziamo a chiudere molto lentamente fino a far chiudere le labbra avendo ancora i denti superiori a circa 2 cm dai denti inferiori. Continuiamo a chiudere la mandibola, il volume all’interno della bocca sta diminuendo se manteniamo le guancie leggermente rigide. L’aria all’interno della bocca cercherà una via d’uscita, se la nostra glottide è chiusa non potrà andare nei polmoni ma se il palato molle sarà aperto l’aria si incanalerà verso l’alto e percepiremo le pareti del naso gonfiarsi leggermente e probabilmente sentiremo anche compensare l’orecchio medio. Se non siamo sicuri che la glottide era perfettamente chiusa prima di iniziare l’esercizio possiamo effettuare Uddiyana Bandha (richiamo del diaframma verso l’alto) in questo modo siamo sicuri che la glottide è chiusa se no il diaframma si riabbassa.

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Ora sempre seduti nella stessa posizione, ossia sul divano, apriamo di nuovo la bocca portiamo la punta della lingua a sigillare la bocca appoggiandosi dietro i denti superiori, percepiremo che c’è dell’aria intrappolata tra la lingua e il palato duro. Portiamo la lingua verso l’alto come se volessimo farla toccare tutta al palato duro, di nuovo percepiremo una certa pressione all’interno della bocca perché il volume è diminuito e se saremo in grado di aprire il palato molle e avevamo chiuso il naso come nell’esercizio precedente percepiremo di nuovo la pressione sulle pareti del naso e avremo compensato nuovamente l’orecchio interno. In questo caso avremo effettuato Frenzel con il blocco a T. L’esercizio precedente serve solo come passaggio intermedio per effettuare questo secondo esercizio.
frenzel
Ma abbiamo detto che durante il nostro tuffo utilizziamo prima frenzel con blocco a T e poi con blocco a K.
Stessa posizione di prima apriamo la bocca facciamo poggiare la parte posteriore della lingua sulla parte finale del palato duro e proviamo a spingere la lingua verso il dietro di nuovo lo spazio aereo diminuirà e con il palato molle aperto l’aria arriverà nel naso che troverà chiuso e si infilerà di nuovo nei condotti uditivi andando a compensare. Avremo appena effettuato Frenzel con blocco a K.

blocco-k




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